Ortodossia schematica

Monastero Spaso Andronikov, Museo delle Icone Andrey Rublev © Photo by Anna Caramagno - All rights reserved
La prima volta che li ho visti erano su antiche statuine lignee (peraltro oggetti piuttosto rari) di asceti ortodossi. Mi trovavo nel monastero Spaso Andronikov, 

Monastero Spaso Andronikov © Photo by Anna Caramagno - All rights reserved
lo stesso che, in una cella buia e umida sottoterra, vide incarcerato per un mesetto circa, nel 1653, l 'arciprete Avakkum - fondatore della chiesa dei Vecchi Credenti- reo di opporsi in modo categorico alle riforme ecclesiastiche del patriarca Nikon e che ora ospita il fascinoso museo delle Icone Andrey Rublev. 

Monastero Spaso Andronikov, Museo delle Icone Andrey Rublev © Photo by Anna Caramagno - All rights reserved

Questi paramenti ricamati su fondo nero, con intricati simboli religiosi, hanno un che di misterioso, e altro non sono che analavos, vesti sacre tipiche del monachesimo greco ortodosso, chiamate anche GRANDE SCHEMA. 


Sembrano uscite da un abisso temporale e in effetti ci riportano dritto dritto ai primi anacoreti cristiani e alla regola di S.Pachomios. 

Monastero Spaso Andronikov, Museo delle Icone Andrey Rublev © Photo by Anna Caramagno - All rights reserved

Come in un percorso ad ostacoli, spirituali e devozionali però, si devono superare varie fasi (tre per essere esatti) per poter arrivare alla sublimazione dell'asceta perfetto ed acquisire così il diritto di indossare beatamente il Grande Schema. 


Sullo scapolare, davanti e dietro, trovano posto la Croce e tutti i simboli legati alla Passione- dal gallo ai chiodi, dal martello alla scala, e poi teschi, abbreviazioni, colonna, tenaglie, corona di spine, non manca nulla- perché portare questa veste significa portare la Croce, proprio come Cristo, tutti i santi giorni, in silenzio, umiltà e devozione totale e costante. 

 

E poi il cappuccio e i lembi sulle spalle ricoprono il monaco come un'ulteriore grande croce in tessuto nero.

Monastero Spaso Andronikov, Museo delle Icone Andrey Rublev © Photo by Anna Caramagno - All rights reserved

Tutto il corpo ne é vincolato, e il polystavrion, corda con piccole croci intrecciate, serve a fissare non solo la veste, ma anche la memoria di chi la indossa : un giogo che hanno scelto e a cui sono legati in modo indissolubile.


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