Capitano Pono, visionario poeta dell'estremo
Ha 60 anni, una bella barba fluente perfetta per un lupo di mare, un capitano coraggioso dei giorni nostri, Alexander Ponomarev. Disegnava da quando aveva 7 anni, il suo mito é fra gli altri, Leonardo Da Vinci - non é un caso- sognava, sognava di viaggiare il piccolino. In Unione Sovietica il modo c'era : o diventavi marinaio o pilota. Ponomarev ha scelto il primo.
Decide di andare piú in profonditá e diventa sommergibilista della Marina Sovietica. Ingegnere pazzo ? Artista eccentrico? Questo é venuto tutto dopo. Il mare é la sua vita, o meglio, come ha detto lui, 1/3 della sua vita, il resto é equamente diviso fra Studio e Arte.
Quando si siede sul ponte di una nave, guarda l'orizzonte, e quanti possono farlo a 360* ? I suoi disegni rivelano il suo amore ossessione : navi cargo o sommergibili, fino ad arrivare al punto di costruirli e posarli altrove, decontestualizzati in modo estremo.
Velieri fluttuanti sui tetti di cittá, scafi di navi come scheletri di balene in cima a colline, e pure un sommergibile in disuso preso, dipinto a colori vivaci, e fatto navigare fra i canali di Venezia.
Ad Alexander insomma piace rivoltare le barche e le cose e da capitano coraggioso guidare progetti visionari. Nel 2017 ha ideato ed organizzato, grazie ai soldi di un magnate russo da una parte e di un collezionista miliardario cinese dall''altra, una Biennale sí, ma Antartica.
I 17 impavidi artisti selezionati, provenienti da varie parti del mondo (Spagna. Ecuador, Cina, Marocco, Emirati, Germania, Italia, Argentina, Francia, Bangladesh e Giappone), imbarcati sulla nave da ricerca "Sergey Vavilod", salpati dalla punta piú a sud dell'Argentina, hanno navigato in acque belle fredde per 12 giorni. La nave era studio galleggiante, spazio per mostre, conferenze, discussioni pratiche e teoriche, filosofiche e scientifiche, letture di poesia, proiezioni e spettacoli. Che vi credete, mica stavano con le mani in mano..
Una volta approdati, é venuto il bello. Arte in luoghi estremi, mica facile. Le installazioni dovevano fare i conti con il freddo, il vento, il ghiaccio. Una macroscopica riflessione collettiva sulle condizioni climatiche estreme, la loro importanza e quanto possono influire sulla vita e sull'arte.
C'era chi aveva un approccio pionieristico, da avventuriero-pirata contemporaneo, e chi invece piú calcolatore da metodico ricercatore-scienziato. Alla fine, di tutto questo incredibile progetto, sono rimasti documentari, testi, film, fotografie.
Con gli occhi bene aperti e non chiusi, come colui, parafrasando sempre il mito Leonardo, che non é piú in grado di meravigliarsi di fronte al MISTERIOSO, restarne avvolto in timore reverenziale. Perché esso é proprio la cosa piú bella che spossa sperimentarsi, la fonte vera dell''arte e della scienza.
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