Creativitá sottozero




E chi l' ha detto che per creare ci vuole un clima mite e temperato ? Una mostra che ho visto di recente , sulla cultura di alcune popolazioni della Siberia settentrionale, mi ha dimostrato il contrario. Nell'area della penisola del Taymur, oltre il circolo Polare Artico, hanno vissuto da secoli popolazioni nomadi che hanno avuto pure il coraggio, oltreché di vivere in questi luoghi complicati, anche di elaborare tecniche artistiche, produrre manufatti elaborati, inventarsi motivi decorativi, utilizzando gli assai scarsi materiali a disposizione, pertanto operazione doppiamente difficile. 



Difficoltá estrema da una parte, grande maestria e perizia dall'altra. Penso, ad esempio, alla tradizione di incisione e microscultura su osso, che ha prodotto veri piccoli grandi capolavori. Narrano, in una monocromia totale, come quella di cui sono circondati, dei ghiacci e nevi semi-permanenti, la quotidianitá di lavoro e svago, i miti e le leggende, e la forte, determinante, essenziale, compenetrazione fra Uomo e Natura, animali soprattutto, di popolazioni come i Nenets, i Dolgan, i Nganasan, gli Evenk e gli Enets. 


A Norilsk, cittá mineraria, un tempo blindata, costruita dal nulla come gulag e poi dotata di prospekt (Lenin e Stalin, ci sono tutti e due, come ogni buona cittá sovietica dell'epoca) e quartieri dormitorio di stampo brutalista, c'é, pensate, non solo un Museo che conserva amorevolmente tutta questa creativitá sottozero, ma anche un Istituto d'Arte, dove le giovani generazioni, mantengono ed innovano le tradizioni del luogo, creando una sorta di continuitá ininterrotta, a dimostrazione che il Genius Loci non é defunto, nonostante la presenza dei 3000 km di gallerie delle miniere di nichel e il grado di inquinamento della cittá sia fra i piú alti del mondo.


Ispirandosi agli abiti tradizionali delle popolazioni siberiane, gli studenti hanno creato elaborate ed originali versioni contemporanee, ma con elementi culturali molto evidenti. L'uso di pelli prima di tutto, di cervo, renna,orso, volpe, usate per coprirsi dalla testa ai piedi, ma anche per contenitori, borse, tende, tappeti, coperte. Motivi sciamanici in simboli, disegni appena abbozzati, motivi geometrici, campanelli e lacci fluttuanti, per tenere lontani gli spiriti malvagi e avviluppare quelli benevoli. 


Le placche in osso, incise, dipinte, forate, scheggiate come quelle usate come segno distintivo per le mandrie di renne e cervi, in zanna di mammuth, in zoccolo di renna, in corno d'alce o di cervo. 


Gli occhiali con fori a fessura, di una bellezza e semplicitá da essere un vero e proprio oggetto di raffinato design etnografico. 


E poi ancora arazzi e coperte con frange e motivi geometrici ripetuti, o puzzle di pelle scamosciata, che ricordano le lande desolate, quando in estate si scioglie per poco finalmente la neve, usando pezzetti e brandelli di pellicce, perché niente, a queste latitudini (69 gradi nord), va sprecato.




Ecco, tutta questa meraviglia, nella cittá piú settentrionale della Siberia, dove le temperature sono per le piú intorno ai - 30 gradi e anche meno, e la neve copre ogni cosa per 250 giorni l'anno. E la risposta creativa a tutto questo sono incantevoli ricami di perline, tutti i colori dell'arcobaleno, volute e zig zag e ghirigori in ogni cosa. Sono le statuine iperrealiste in zanna di mammuth di cacciatori e di orsi, di bambini che giocano e di cervi presi al lazo, e tutto ció al lazo ha preso pure me.




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