Cognomi che pesano


Certi nomi ti marchiano per sempre ma questo, la piccola Svetlana, non poteva saperlo.Lei, cresciuta al Cremlino fra coccole e balie, come una vera principessa. Abbracciata da un padre che mentre le scriveva letterine affettuose e le mandava baci al sapore di tabacco, faceva sparire inesorabilmente parenti, colleghi, amici, e, con loro, milioni di persone.


 E non sapeva nulla, lei, del "suicidio" della madre (a soli 33 anni), delle purghe e dei gulag, e del suo primo amore ebreo mandato - perchè non gradito al padre Josif- appunto in uno di quelli. Quando poi i misfatti vennero a galla, ormai donna, Svetlana fuggì, denunciò, scrisse. Provò e riprovò ad essere felice, ma niente. Il cognome era un macigno troppo pesante, imprigionata ad esso, suo malgrado. Non riuscì mai a sposare chi aveva amato veramente, ma solo chi le fu imposto o, in seguito suggerito. 


Abbandonò il suo paese, i suoi figli. Tentò in America, con una nuova identità, di soffocare ed uccidere quella precedente, odiata e disprezzata. Ancora niente Svetlana. Tornerà in Unione Sovietica molti anni più tardi, a Tiblisi, dove tutto era cominciato, ma lì non finì. Le provò tutte, questa donna dallo sguardo dolce e dal viso paffuto, anche quella di farsi suora. Morì dopo aver trascorso 85 anni a rincorrere una vita normale. Impossibile. Di cognome faceva Stalin.


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